Uno non può sperare di scrivere qualcosa di serio cosí alla legera, come con una mano sola, svolazzando via fresco fresco. Non si può cavarsela cosí con poco. Uno, quando scrive una cosa che sia seria, ci casca dentro, ci affoga dentro proprio fino agli occhi, e se ha dei sentimenti molto forti che lo inquietano in cuore, se è molto felice o molto infelice per una qualunque ragione diciamo terrestre, che non c'entra per niente con la cosa che sta scrivendo, allora, se quanto scrive è valido e degno di vita, ogni altri sentimento s'addormenta in lui. Lui no può sperare di sebarsi intatta e fresca la sua cara felicità, o la sua cara infelicità, tutto s'allontana e svanisce ed è solo con la sua pagina, nessuna felicità e nessuna infelicità può sussistere in lui che non sia strettamente legata a questa sua pagina, non possiede altro e non appartiene ad altri e se non gli succede così, allora è segno che la sua pagina non vale nulla.
Natalia Ginzburg, 'Il Mio Mestiere', Le Piccole Virtú, Einaudi, 2012 (1ª edição 1962).
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